Grazie al nostro daimon, siamo i creatori della nostra realtà

Abbiamo un potere effettivo sulla realtà. Il daimon assieme al nostro lato divino ci tramuta in un narratore, non solo in un fruitore

 

Si può sentire il nostro daimon?

Per ascoltare il daimon dobbiamo silenziare il brusio della mente, ci vuole coraggio, dobbiamo riuscire a sconfiggere la paura.
La mente è uno strumento che serve a creare le paure, le ansie e, allo stesso tempo, a darci l’impressione di avere un controllo sugli eventi, per diminuire l’ansia
Ora, a te sembra che lo stesso strumento che usiamo per creare l’ansia possa essere la risposta per risolverla?

Io non credo.

Possiamo raggiungere una mente capace di pensare in modo ricorsivo, capace di cogliere l’essenza di ciò che considera e non solo l’entità che essa rappresenta, una mente capace di conoscere non solo attraverso il controllo ma anche attraverso il dialogo. Quando tu riconoscerai l’aspetto spirituale delle cose, con esso potrai dialogare quindi pervenire ad una conoscenza più completa.

Ciò che viviamo è sempre e solo narrazione, è mito, e noi siamo il narratore assieme allo spirito, agli spiriti che sono uno in tanti e tanti nell’uno. 

Noi siamo il nostro narratore, assieme al divino.

Belle speranze?

In questo senso rientra forte il richiamo al vivere il divino nella materialità della vita. Vivere i non so, accettare l’indefinitezza di ciò che ci circonda, saper lasciare andare significa esperire nella pratica il divino di cui siamo parte ed espressione.

La mente dualistica e razionale, massima espressione del desiderio di controllo che esprimiamo sulla realtà che ci circonda, è semplicemente un nostro strumento. 

Sarà destinata a divenire la stessa creatrice della realtà oggettiva e materialistica che finirà poi per limitarci, per imbrigliarci. Siamo destinati al doverci risvegliare, dobbiamo arrivare all’identificazione con la vacuità, col nulla

Per arrivarci dobbiamo riuscire ad ascoltare il daimon, come fare? Dobbiamo iniziare lasciando andare la paura, ascoltarlo quando ci rivelerà, attraverso la poesia, che noi siamo nulla perciò non dobbiamo/possiamo avere paura. 

Entreremo così all’interno di un circolo virtuoso che ci porterà alla salvazione.

 Con tranquillità ammetto di aver espresso tante belle speranze senza farle seguire però da pratiche che effettivamente possano renderle fattuali e reali a tutti gli effetti. 

“Hai bisogno di una pausa”

Il mio caso è particolare, mi piace descriverlo così. Il mio daimon probabilmente si è sgolato urlandomi che il percorso che stavo portando avanti non era corretto per me. Si è impegnato allo sfinimento, credo ci abbia provato con le buone e con le cattive però io proseguivo imperterrito per la mia strada. Finché…

Finché non si è deciso, mi ha detto: “Hai bisogno di una pausa”. Sono seguiti 3 mesi di coma. In quel lasso di tempo non ho solo ricostruito tutto ciò che si era danneggiato nel corso dell’impatto; ho usato quel lasso di tempo anche per riflettere.

Ciò che è successo dopo, anche se probabilmente ne è una definizione errata, è stata una rinascita. Sono tornato al mondo, alla vita “normale” quasi con nonchalance. Ho dimostrato una cosa basilare e importantissima: si può fare!

Non importa la realtà che ti trovi ad affrontare. Tu sei il creatore di ciò che vivi, sei solo tu che determini il suo potere su di te.

Questo periodo di riflessione mi è stato molto utile. Ho affinato il mio obiettivo di vita, ho ricostruito tutta la mia esistenza riuscendo a toccare anche ogni appoggio che avevo.
La trasformazione è stata profonda, non arriverà mai al compimento definitivo finché vivrò. Farò del mio vivere il mio percorso di autorealizzazione e viceversa.

Che sia morto o meno, sono tornato, sono qui e sono pronto. Vediamo cosa accadrà, anche se prevedo che in alcuni momenti le sofferenze saranno indicibili. Lo accetto perché grandi piaceri necessitano di grandi sofferenze.

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