Conosci o guardi te stesso?
Autenticità. Come la vivi? Come un fine cui tendere o come uno stare, un essere?
Conosci te stesso, guardi te stesso. C’è differenza?
Una persona che stimo ha detto di preferire il Guarda a te stesso di Marco Aurelio al conosci te stesso prima di Socrate poi di Nietzsche. Non mi decidevo nel propendere per l’essere d’accordo o meno, non capivo bene la differenza, se esisteva, tra i due concetti, quindi ho scelto di documentarmi un po’ al riguardo.
Ho iniziato prendendo in considerazione il conosci te stesso.
L’espressione, nei secoli, ha cambiato drasticamente il proprio significato: è passata da un monito per tenere gli uomini al loro posto, a un concetto motivazionale che spinge le persone a cercare qualcosa di divino dentro di sé.
Nonostante la sua enorme evoluzione ho scelto di considerare valida l’interpretazione che ne ha dato inizialmente Socrate poi altri.
Conosci te stesso esemplifica la spinta a trovare la risposta alle domande importanti sull’esistenza e sulla vita per conoscere la verità. Socrate stesso ha proposto due vie per perseguire questo concetto: non accontentarsi ma cercare sempre di migliorarsi e cercare dentro di noi perché non è detto che tu stesso sia un dio e quindi possa riuscire a fare cose meravigliose.
Nei Colloqui con se stesso ho riscontrato questa citazione: “Guarda dentro di te: dentro di te è la fonte del bene sempre capace di zampillare, se sempre saprai scavare in te stesso”.
Ho praticamente ritrovato il Guarda a te stesso cui faceva riferimento però non ho potuto non notare la frase seguente: se sempre saprai scavare in te stesso.
Questa frase, a mio avviso non fa altro che accomunare i due punti di vista.
Per Marco Aurelio si tratta sì di un guardare volto però allo scavo in se stessi che altro non è che lo stesso obiettivo che poneva Socrate col suo Conosci te stesso, in questo senso esso è uno stimolo alla ricerca, al non accontentarsi ma guardare sempre oltre.
Il punto focale, nel vedere le similitudini tra le due visioni è dato dal fatto che, secondo Marco Aurelio, la condizione della filosofia è il ritiro dell’anima in se stessa, l’introspezione mentre anche lo stesso Socrate, e tutti i filosofi che gli seguiranno, sono accomunati dallo stesso ideale di ricerca del bene all’interno di sé, appunto l’introspezione.
Ciò che cerchiamo dentro, il bene, possiamo trovarlo solamente se siamo stati capaci di togliere dall’equazione le passioni e siamo capaci di un’analisi introspettiva molto lucida. La sola e semplice osservazione proposta da Marco Aurelio, altro non è, ad un’accurata e approfondita analisi, che il medesimo metodo offerto dal conosci te stesso socratico.
Credo di aver risolto il conflitto e compreso che inizialmente potevo aver visto giusto. Guarda te stesso e conosci te stesso sono sinonimi, tranquillamente intercambiabili. Ovviamente se considerati secondo i significati precedentemente esposti.

Sei autentico?
Detto questo posso ora affrontare il punto principale della questione riguardante il concetto di autenticità.
Questa persona dice, riferendosi a questo concetto, che non lo porrebbe come il fine ultimo cui tendere, identificato dal conosci te stesso, ma solo come un’osservazione di ciò che si è, identificato dal guarda te stesso.
In merito mi vengono due diversi pensieri.
L’ipotesi di vivere l’autenticità come una semplice osservazione del proprio essere, in continuo mutamento, è certamente corretta però manca di una considerazione basilare: per farlo è necessario essere sempre e totalmente autentici- (non solo con sé ma anche con gli altri?) Non tutti, non sempre, riescono ad esserlo, comprendo anche me stesso.
La seconda considerazione è legata alla preferenza del guarda te stesso rispetto il conosci te stesso. Come ho già ampiamente mostrato in precedenza, trovo questa distinzione sciocca perché, nonostante le modalità possano leggermente differire, la conclusione, l’esito, è il medesimo.
Per te esiste questa differenza? Come valuti l’autenticità? La vedi solo come autenticità verso te o anche verso gli altri? Per te, è un fine cui tendere o già lo sei sempre quindi per te l’osservazione è più che sufficiente?
Personalmente trovo molto affascinante soffermarmi sui significati che diamo ai concetti. Guarda te stesso o conosci te stesso, sono uguali o diversi? Perché?
Mi piacerebbe leggere una tua proposta in merito a questo pensiero.
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