Lia Govi, un’artista ed un quadro dipinto a casa – Art with a stranger

Che schifo, sono difettato

Essere difettato, avere sempre una virgola che segue il nome. Non esser liberi di essere unicamente se stessi, indefiniti.

Il titolo di questo articolo è volutamente forte, mi dò io stesso del difettato.
Non sono schifato da me stesso però, alle volte, mi capita di cadere in “depressione”, soprattutto quando forzatamente mi ritrovo a fare i conti col mio nuovo essere e, soprattutto, col mio nuovo apparire.
L’altro giorno sono andato a rinnovare la mia patente e sono stato colpito immediatamente da una forte tristezza. Andando a rinnovare la patente, soffermandomi su come io guardavo gli altri che, come me, erano lì presenti per lo stesso motivo, ho potuto fare un’esperienza diretta di come mi vedono gli altri.

Non sapersi guardare sempre con autenticità

Vedere i loro problemi ma non sentirli miei anche se a tutti gli effetti mi appartengono.
A volte non sembra, oppure semplicemente non me ne voglio accorgere però io sono diverso e poco conta io mi senta sì diverso ma superiore, nel mio non essere comune…
Tendo alla megalomania, al continuo riempirmi io stesso di complimenti perché gli altri non lo fanno però, se anche lo facessero, nemmeno ne sarei felice perché li imputerei alla “mia situazione”. Quando ci penso mi rendo conto di vivere una situazione quasi paradossale, di essere in un cul de sac, da una parte mi riempio di complimenti pur segretamente rifiutando questo comportamento, dall’altro non ne ricevo a sufficienza dagli altri sapendo però che se li ricevessi non saprei accettarli.
Nonostante l’allure di sicurezza in me della quale mi vesto e della quale anche spesso esagero nell’utilizzo, visto che la uso anche come scudo nei confronti del mondo, ogni tanto mi colpisce lo sconforto.
Mi assale la tristezza per non riuscire ad arrivare alle persone comuni, anche se non le reputo all’altezza, alla mia altezza.
Dico che non arrivo alle persone comuni, nel senso che sono conscio che, per essere veramente compreso, necessito di persone che, per qualsiasi motivazione, sono persone speciali, sensibili. E anche so che di persone di questo genere, né è pieno il mondo ma il problema (per me) è che sono obbligato a condividere solo con loro perché le altre dubito mi diano la possibilità di arrivar loro, il mio pubblico non è integrale, non posso condividere con tutti e questo mi uccide anche se, considerandomi in quella situazione, non so se mi farebbe veramente piacere. Sono naturalmente molto selettivo, anche se non ne sono sempre fiero.

Chi sceglierebbe un pezzo difettato?

Un’ulteriore motivazione di questa tristezza deriva dal fatto che penso anche all’altro, a chi dovrebbe scegliermi. Chi mai sceglierebbe un pezzo difettato? Ed io, nonostante la mia forza, il mio coraggio, sono difettato. Questa è la cosa più difficile da accettare.
Questo di essere, anche se solo in fondo in fondo, difettato sarà per sempre un dubbio che mi porterò appresso per giudicare il come mi trattano gli altri.
Anche durante la mia ultima storia, che è stata decisamente importante avendomi portato per la seconda volta in vita mia a dire “ti amo”, sono perfettamente conscio che la “mia situazione” possa non aver influito su nulla però ad ora, ricordando i momenti belli che ho vissuto, mi nasce sempre il dubbio possa invece aver avuto un peso. Questo pensiero mi nasce dal fatto che io spesso dimentico la mia situazione ma mi risulta difficile pensare possa capitare anche ad altri, che sono obbligati, anche se per loro scelta, a dividere con me parte del percorso.
Ho il timore di avere sempre dopo il mio nome una virgola. Di essere Luca, quello difettato, oppure quello zoppo, o anche quello diverso.

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