Cos’è Festinda per me
Come desidero anche tu possa vederla
CIAK. La scena. L’odore della cipolla sembra pervadere l’ambiente, la salsiccia allegra sfrigola sulla piastra incandescente, Claudio accoglie dopo una piroetta leggiadra un frico perfetto. Lui lo è, il mago dei frico! Ormai una cinquantina a serata sono la norma per lui vi è abituato.
Siamo all’interno di un container riadattato a cucina. L’odore è di fresco pulito, Patrizio al solito gli ha dato una profonda pulita. Prima di iniziare, prima del “servizio”.
Qui, tra queste mura di latta ho sperimentato per la prima volta un “servizio”. Quando mi sarei dedicato alla cucina professionale quella sarebbe diventata la norma. Eppure ancora non lo sapevo. Ricordo le comande che si ammonticchiavano davanti a me, in cucina non eravamo molti, ognuno col suo compito ben definito però, Claudio ai frichi, fuoriclasse inamovibile, Edi reparto pizze eccetera, Patrizio ai panini con la salsiccia, ai wurstel con patate o, quando ora ho iniziato nuovamente a partecipare un po’, alle comande, come un vero chef.
Ho abbandonato quell’ambiente per una decina d’anni, ora vi sono tornato e sono contento, ho sentito sempre le stesse belle vibrazioni. La cucina, le persone, i sentimenti puliti, cristallini.
Ricordo la nomea di quel posto, nella mia infanzia quasi lo temevo, quello era un posto di “drogati”, un posto da non frequentare. La prima volta che ci sono finito a lavorare mi sembrava quasi un gesto rivoluzionario, il mio. Quello di spartirmi con quella che credevo fosse brutta gente.
Sono rimasto stupito, ho incontrato gente normalissima, pura. Gente aperta.
Festintenda a mia insaputa mi è entrata nel cuore, l’ha fatto con grande decisione, quasi inconsciamente mi ha preso.

Dico così perché mi rendo conto che, quando dopo 10 anni sono tornato, ho trovato ad attendermi una famiglia; una grande e calorosa famiglia. Ok, qualcuno neanche si ricordava bene i miei trascorsi ma quello non è stato mai un problema, io credo che non serve vivere una condivisione simbiotica con l’altro. Anche se non conosco bene la tua storia, per te se sei qui, ci sono comunque.
Ultimo scatto.
La musica riempie l’aria alle mie spalle, l’elettronica si mescola alla dub classica per Festintenda. Anziché un’accozzaglia indistinta di suoni però arriva quasi una melodia distinta, pulita. Il prato verde, apparentemente infinito, si stende di fronte a me. Ho i piedi fermi, sto a gambe leggermente aperte, dalle piante sento una forza vitale che sale dal basso, come dal centro della terra. I miei occhi si perdono all’orizzonte, guardo le montagne. Il sole sta iniziando a calare, è meno bianco, più giallo, più caldo.
Mi riconnetto all’energia del bagatto, il radicamento, mi connetto all’energia ancestrale che sento arrivare dal terreno. Questo pezzo di terra, apparentemente totalmente diverso dal mio essere, mi ricarica. Fa da batteria quasi.
Non capisco perché, poi realizzo che va bene anche così. A volte non serve capire, basta aprirsi con pienezza e sincerità al sentire.
Sorrido, l’aria dell’erba mi accarezza, la musica ora più bassa accompagna gentilmente questo attimo di riflessione.
Questa.
Questa è Festintenda per me ed io desidero che tutti possano vederla come la sento io.
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