Hikury, peyote o venado azul. Un’esperienza

Di solito si tende a confondere il peyote con la mescalina. Certo, il peyote contiene tale sostanza ma non è minimamente comparabile con la mescalina pura, che conosco solo per racconti, che non ho provato.

Ho fatto un rito utilizzando la medicina. Di ciò che si prova e si esperisce durante questi ritiri si tende a non parlarne; dar voce alle proprie esperienze fatte nel corso di riti a base di medicina, comporta che queste perdano colori nella tua memoria.
Nonostante questo penso che scrivere parte, non tutte, le cose che ho vissuto, possa essere importante; sia per me che per chi mi leggerà.

Sono finalmente riuscito a fare ciò che speravo di fare, senza farlo propriamente. Il mio desiderio era quello di uscire da me, smettere per una volta di avere la sensazione di avere spesso ragione, di aver la consapevolezza di saper leggere bene la realtà. L’hikury mi ha permesso questo ma in un modo che non avevo considerato: non mi ha fatto uscire dal mio corpo, non mi ha provocato strane allucinazioni; mi ha regalato molta consapevolezza e mi ha fatto capire che la mia sensazione è spesso illusoria e non figlia del mio sé, solo del mio io.
Questa è la differenza che intercorre maggiormente tra hikuri o peyote e mescalina pura. Quando ho detto ad amici che avrei fatto un rito a base di peyote mi hanno risposto entusiasti, o impauriti confondendolo però con la mescalina. Mi hanno parlato di viaggi e allucinazioni fortissime durate 6-10 ore. L’hikury non è questo, mi hanno insegnato che in Messico esso è anche chiamato medicina, mi hanno spiegato che il suo utilizzo è sacro, mi hanno detto che viene anche chiamato il cervo azzurro o venado azul e che la sua particolarità principale è che è una sostanza che regala cosapevolezza, che ti permette di scostare il velo di maya e di osservare davvero le cose per come sono, senza sporcarle e colorarle con l’intervento del tuo sé superiore, del tuo ego o della tua ombra. Mi hanno spiegato anche un’altra cosa importante: l’hikury è in pericolo. Sull’onda della potenza del turismo “psiconautico”, sommata al fatto che la germinazione di questa pianta è molto lunga, i territori dove nasce e cresce questa pianta sacra vengono proprio violentati da gente che di consapevolezza ne han ben poca e che è solo alla strenua ricerca di potere. Ci sono distese di deserto prive di queste piante perché esse vengono estirpate brutalmente. Questa è una medicina gentile, nobile, regale ed accogliente; la stanno massacrando con il turismo che muove le masse alla ricerca di sballo.
L’uso di questa medicina io lo consiglio, regala una grande consapevolezza, soprattutto di sé. Questa pianta va però consumata con persone che la rispettano e la conoscono. Appunto, essa regala consapevolezza, non sballo e sottolineo: va assunta solo in contesti protetti, sorvegliati da persone che la conoscono e sono capaci di domarla se ce ne fosse la necessità.

L’effetto che si sente, quando lo si assume e si fortifica il suo effetto utilizzando anche l’alleato, non è del tutto sconvolgente, almeno nel mio caso. Ciò che scriverò ora, sottolineo, sarà vero solo per me, non ho l’ambizione di poter parlare per tutti.
Ciò che si vede e si sente, nonostante alcune piccole sinestesie ed allucinazioni visive, è “conforme a realtà”, questa sostanza, quando non si fanno precise richieste per aver risposte o esperienze che vanno al di là del solito, è molto tranquilla e rispettosa,  non regala sensazioni strane, che vanno oltre quelle cui siamo abituati o che non sappiamo come gestire. Semplicemente dona una dose piena di consapevolezza. Conosco persone che hanno chiesto di esperire la morte o la trance, e le hanno avute, ci sono riuscite, anche se a loro rischio. L’hikury o peyote non è uno scherzo quindi le domande che gli si pone devono essere accuratamente pensate.

Nel mio caso specifico non ho vissuto trance, effetti particolarmente visibili; non so se mi accadrà in futuro ma non credo. Ognuno ha il suo modo di vivere ciò che la medicina ti regala.
Io sono una persona molto mentale però una persona durante il ritiro mi ha fatto notare una cosa molto illuminante, per questa e molte altre illuminazioni che mi ha causato infatti lo ringrazio. 

Mi ha detto: “Dici di essere molto mentale, ma non è forse un’identificazione la tua?”. Riflettere su un simile punto di vista mi ha fatto notare come io tenda a descrivermi come non sono sempre e che questo descrivermi in tale foggia, limiti necessariamente il mio comportarmi perché il mio giudice interiore entra in azione e mi dice: “Tu hai detto così, comportati cercando di rispettare e mantenere tale figura”.

Il fatto di riuscire ad osservare questa cosa, nonostante mi sia stata sotto gli occhi da sempre mi ha permesso di fare un’ulteriore passo in avanti ed è di questa esperienza in particolare che sento il bisogno di parlare: mi ha permesso di ridere di me non solo con gli altri, anche tra me e me.

Esperire questa sensazione mi ha permesso, ora che sono sicuramente uscito da quello stato di coscienza, di perseguirla, di inseguira in modo consapevole. Proprio la consapevolezza che tale sostanza, la medicina, mi ha permesso di vedere e sentire distintamente, i tentativi che la mia mente compiva per generare in me situazioni ansiose o negative.

Ricordo la sensazione che ho vissuto durante il rito, dentro la mia testa la mia vocina diceva “Ma perché …..” oppure “Guarda x ha fatto così, questo può farti male”.
Essenzialmente la vocina si comportava come al solito, trovava mille modi per non lasciarmi vivere il momento, per trovare il riposo della vacuità, cercava in parole povere di essere notata, di guadagnarsi l’esistenza. Questo mi ha dato molto a cui pensare: solitamente la gente ha bisogno di essere vista dagli altri ma io mi chiedo, e ti chiedo,
noi siamo capaci di vedere noi stessi? Probabilmente quando saremo capaci di farlo, completamente, l’angolo di visione che avremo sulla vita cambierà.
Ma torniamo a ciò che sentivo, alla mia vocina.

Di solito, vista la forte identificazione che essa ha col mio io, mi sarei fatto prendere la mano dall’ansia o dall’insicurezza di me e non avrei vissuto bene il momento. In quel frangente invece riuscivo a vedere che tali illazioni erano frutto della mia mente ed erano volte a destabilizzarmi quindi non ho avuto alcuna difficoltà insuperabile a dirmi: “Ma Luca, t’interessa davvero tutto questo?”. La risposta negativa mi ha poi permesso un ulteriore salto quantico dentro me; mi ha permesso di lasciare andare quello che mi stava accadendo dentro. Mi ha permesso di dirmi “Sì, forse sta andando come penso ma tutto ciò riveste di importanza? No, voglio godermi il momento attuale senza sporcarlo con inutili preoccupazioni”. In questo modo ce l’ho fatta: ho zittito la mia mente, ne ho evitato i ripetuti, ci ha provato innumerevoli volte ma l’ho sempre silenziata, tentativi e anzi, sono perfino riuscito a farmi una risata di lei, a guardare la strenua forza con cui ci provava senza però ottenere alcun risultato.

Quest’esperienza sarà per me centrale perché finalmente ho capito cosa si prova quando si riesce a far star zitta la vocina. Ora posso inseguire con più convinzione e consapevolezza quel sentire,

Un aspetto che adoro dell’hikury o peyote è che, sicuramente regala una “ sensazione di aver vissuto un’esperienza rivelatrice” però l’ha fatto mantenendo sempre vivo lo spirito critico, se l’esperienza ti mette veramente di fronte a pericoli seri, o tu stesso oppure lo sciamano avete il potere di risolvere in bene la soluzione, per questo è fondamentale la presenza di qualcuno capace di gestire la cosa.

Concludo dicendo che pensavo di essermi svegliato 8 anni fa dal coma però quello forse era solo un coma fisico, mentre noi siamo tutti destinati ad un “coma societario-culturale” al quale difficilmente possiamo scappare. Il primo passo per farlo, è vederlo ed io, grazie anche a tutte le esperienze che sto facendo, posso dire che ci sono riuscito, lo vedo. Ora starà a me sfuggirgli.

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