Ikigai, è ciò che ho sempre pensato?

Ma qual è il significato vero del termine Ikigai? Ikigai non si rifà al concetto di felicità per l’intera vita ma alla feliccità come parte integrante della vita che va onorata e riconosciuta.

Il concetto giapponese di ikigai è la nuova mania occidentale” questo è il titolo di un articolo di un giornale inglese, che mi ha ispirato questo articolo. In questo pezzo ho ritrovato molte ideologie che sposavo già prima di incontrarlo come la diatriba tra concezione occidentale e orientale di ikigai. L’articolo in questione dice esattamente: “I madrelingua giapponesi usano raramente questa parola. E se lo fanno, è per parlare di piccoli piaceri, come trascorrere del tempo in famiglia o coltivare i propri passatempi”. Questo evidenzia a mio avviso il manto, totalmente diverso, con cui è stato rivestito questo concetto nelle due culture, quella orientale e quella occidentale.

Partiamo però dall’inizio che avevo pensato.

 

Noi occidentali pensiamo di ricercare il nostro ikigai in ciò che ci porta verso i nostri aneliti, verso ciò che ci porta alla realizzazione in vita del successo, del riconoscimento e della prosperità.

Il concetto di ikigai, secondo l’impronta orientale, dove questo concetto si è formato, è invece da ricercarsi guardando a ciò che ci procura felicità ogni giorno, la somma di piccole gioie nella vita di tutti i giorni si traduce in una vita più appagante nel suo complesso. L’ikigai non è uno soltanto, come credevo io prima, ma più aspetti anche diversi tra loro possono essere ricondotti ad un unico concetto. l’ikigai appunto.

In questo senso l’articolo citato mi ha molto aiutato a chiarirmi le idee: l’ha fatto attraverso le parole di Kanda Nobuhiko, psicologo all’università di Bunkyo, vicino a Tokyo. “Se decido di tagliare la corda da una riunione per bermi una birra, quello è un mio ikigai”.

Questa visione, in tutto difforme da quella occidentale, mi ha aperto gli occhi. La felicità, quindi, dovrebbe essere il nostro faro. Dovremo essere consapevoli che riconoscimento, prosperità e successo potrebbero anche non essere accompagnati da essa.

La felicità ha un costo, sempre

Vivere assecondando sempre il nostro ikigai potrebbe però essere tacciato di condotta individualistica, può essere vero. 

Vivere in funzione del proprio benessere, agire col fine unico del proprio bene, in questa società dove il bene è identificato spesso con l’agire per l’altro, con l’altruismo a tutti i costi almeno come facciata, è sinonimo dell’essere autoreferenziali, egoriferiti.

Spesso io stesso sono stato indicato con tali nominativi però ho raggiunto una conclusione. Quando sono contento del punto ove sono arrivato il giudizio esterno è totalmente superfluo. Aspetto importante da notare a questo punto è che un tale modo di pensare sarà accettabile solo quando sarò pronto ad assumermi le mie responsabilità, in questo senso parlo di egoismo consapevole.

 

In conclusione, l’ikigai non deve necessariamente essere, come crediamo noi europei, un obiettivo elevato e formidabile ma anzi, forse il contrario. Trovare la propria “ragione di vita”  significa abbracciare la gioia delle piccole cose.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *