La coppia, le relazioni, l’alleanza e la dipendenza
La coppia, le relazioni, l’alleanza e la dipendenza
In una coppia è preferibile qualsiasi forma di dipendenza dall’altro o un’alleanza col partner? Perché siamo naturalmente portati alla ricerca di questo legame? In una relazione si corre il rischio di annullarsi per l’altro.
Definizione di alleanza e dipendenza in una relazione
Da qualche tempo ho iniziato a ragionare sulle relazioni. Una persona, che probabilmente è rimasta scottata in vita sua, una volta ha detto che non vuole una relazione. Questo mi ha spinto in modo deciso a riflettere.
Primariamente mi interessa definire una cosa per me importante. Ero solito dire che non vedevo l’ora di esser dipendente da un’altra persona perché stanco di guidare sempre da solo la mia vita.
Riflettendo su quest’affermazione mi sono poi concentrato sulla definizione di cosa intendessi io per dipendenza. Per dipendenza io intendo la condivisione, la possibilità di condividere assieme il peso della vita. Riflettendo su questo mi sono reso conto che dipendenza non era la parola esatta perciò mi sono messo a cercare un termine capace di indicare ciò che volevo/cercavo.
In una relazione, soprattutto nel caso di una relazione sentimentale, io cerco il confronto, la presenza, la condivisione. Visto il momento attuale che stiamo vivendo mi rendo perfettamente conto di ricercare qualcosa di difficile. Oggi trovare una persona aperta, desiderosa di condividere, di darsi all’altro come anche lui fa con te, non è esattamente facile o intuitivo. Alla conclusione del mio ragionamento ho capito che, quello descritto da me, più che un rapporto di dipendenza rappresenta un’alleanza. Io sono alla ricerca di un’alleata per la vita. In lei so che potrei ritrovare tutte le qualità di cui sono alla ricerca.
Perché e cosa cerchiamo in una relazione
L’uomo è un animale sociale. La relazione, tra uomini, è qualcosa di imprescindibile, da soli noi soffriamo; la solitudine è un brutta bestia e la soffriamo particolarmente. Questo articolo mi è stato di notevole aiuto nella mia ricerca perché mi ha aiutato a vedere per cosa si definisce come disfunzionale una relazione e come si può intervenire per sanificarla e renderla funzionale.
“La tendenza oggi diffusamente in atto è la rinuncia o la fuga. … La maggior parte delle relazioni sono disfunzionali perché si basano sulla soddisfazione del proprio ego”. Inconsciamente noi uomini siamo portati a ricercare la soddisfazione della nostra mente nel contesto relazionale con l’altro.
Questo cercare il “completamento di sé stesso attraverso la relazione” porterà l’individuo sempre sulla strada dell’idealizzazione del rapporto.
La soluzione a questa tendenza sarà quella di usare la relazione in modo costruttivo. Posso osservare ed essere consapevole, entro uno spazio sicuro, dei disagi o delle emozioni negative che essa determina in me. A quel punto sarò spinto a spostare fuori dalla mente il mio centro di gravità. Potrò evitare che la mente tenti di applicare continuamente il suo modus operandi, potrò evitare che tenda a piegare “ tutto e tutti alla propria volontà onnivora”.
Dovremmo imparare ad essere osservatori di noi stessi, dobbiamo imparare quello che scrive Eckhart Tolle: “Se c’è infelicità non deriva dalla relazione ma è già presente in te e viene semplicemente risvegliata dallo specchio dell’altra persona”. Credo di aver fatto mio questo punto e mi sento anche di rincarare la dose, io non cerco una relazione di dipendenza; cerco un’alleanza, cerco una situazione all’interno della quale non ci sia una posizione di predominanza sull’altro.

Premessa iniziale partendo da 1+1=3 non 2
La mia trattazione parte da un punto che è ben saldo dentro ma. Dal mio punto di vista, se dovessimo rappresentare matematicamente la coppia scriveremo una semplice equazione 1+1=. Il distinguo a questo punto verterebbe sulla scelta del risultato. Naturalmente saremmo portati a scrivere 1+1=2 mentre, secondo la mia interpretazione, sarebbe più corretto scrivere 1+1=3. Mi spiego.
Se da una coppia, solitamente costituita da due enti, si crea un’espressione matematica di somma tra i partecipanti, il risultato non potrà mai essere 2. Se questo fosse il risultato finale le opzioni sono due:
- Non si considera il terzo ente che si viene a creare, costituito dalla somma dei precedenti
- Uno dei due addendi finisce per annullarsi nell’altro generando una terza entità totalmente trascurabile
Il primo caso rappresenta, a mio avviso, una coppia che è tale solo sulla carte, un’insieme di singolarità che però non sono connotate da alcuna condivisione. Il secondo caso invece rappresenta l’unione di due individualità troppo diverse tra loro; una già formata e definita, l’altra che vive unicamente di luce riflessa e quindi può non essere considerata un termine dell’addizione.
Definizione di coppia
Prima di proseguire credo sia ottima la scelta di definire bene l’argomento di discussione. Coppia: “Due persone, due animali, due cose della medesima specie, unite o considerate insieme” poi anche Wikipedia ne offre un’uleriore specifica: “relazione interpersonale che intercorre tra due persone”.
L’articolo prosegue specificando anche “Le relazioni di coppia svolgono un ruolo centrale nell’esperienza umana. Esse rispondono a un bisogno di “attaccamento”, di vicinanza e intimità e possono fornire sostegno reciproco”. Questa espressione mostra, a mio avviso chiaramente, la caratteristica sociale dell’animale-uomo.
L’esigenza di definire una relazione
La domanda delle domande rimane essere: “Quando una relazione diventa davvero una relazione? Come può essere definita” In questo articolo Laura Marchi da questa definizione “Stare in coppia significa trovare un modo proprio di stare insieme a un’altra persona in condizioni di serenità, tranquillità e soddisfazione”. In quest’altro articolo invece si analizza il bisogno di dare una definizione precisa alla nostra vita amorosa.
Una frase in particolare mi ha molto colpito “alcuni studiosi dicono che sotto le dodici uscite, comprese di cinema, birra, ristorante, notte insieme, non si può considerare una vera e propria relazione”, assumendola come vera, potrei considerarmi uno scapolo più che incallito.
A questo proposito, alla mia strenua ricerca di una relazione stabile e degna di questo nome che però quasi certamente comporterebbe una strana sensazione di privazione della mia vita da single si apre uno spazio enorme che andrà in seguito riempito con le mie considerazioni. Torniamo ora a concentrarci sulla necessità di definizione che qualsiasi tipo di relazione porta con sé.
Secondo ciò che ho sfogliato in rete la vera relazione si definisce ad esempio in base al fatto che il partner abbia conosciuto o meno i parenti, se insieme si sia organizzata una vacanza congiunta o anche se avete scelto una casa comune. Tra gli aspetti nominati ce n’è però uno che mi ha particolarmente colpito “coccolarsi anche in pubblico”. Sinceramente quella cosa è per me un’impresa titanica. Solo dopo anni di storia sono riuscito ad abbracciare, a camminare mano nella mano, a baciare una persona. Nel mio caso particolare credo sia quello il segnale.
Un Aspetto delle relazioni durature che rappresenta solitamente un scoglio ma che io non vedo l’ora di riaffrontare, è la noia. La questione importante è che, come in tutte le cose, dipende da come la vivi: “Se avete trascorso l’intero fine settimana a casa a fare le faccende e a cucinare e pensate che siano stati due giorni noiosi non siete sulla strada giusta. Sono stati due giorni durante i quali avete rafforzato la vostra relazione facendo entrare tra voi due la quotidianità della vita compresa la noia che tanto ci spaventa”.
In questo brano trovo la spiegazione ideale di come la noia, all’interno di un rapporto andrebbe gestita. In fin dei conti è sempre una questione di punti di vista, nient’altro.

Strenua ricerca di una relazione stabile e degna di questo nome. Se questo comportasse la privazione dei miei spazi che ho costruito nella mia vita da single?
Io sto vivendo una situazione decisamente particolare. Vivo nella strenua ricerca di una relazione vera, che abbia tutto per essere quella definitiva, il mio problema è però che sono pretenzioso, non mi accontento quindi la ricerca è estremamente difficoltosa.
Non utilizzerò oltre questo spazio riflessivo con questioni personali. Parlerò della centralità che ha la relazione nella vita dell’uomo in questo spazio.
Annullarsi in una relazione. Rischi e benefici del non farlo e la dipendenza affettiva
Dicevo che sono alla strenua ricerca di una persona vera e a me affine, di una relazione che possa fregiarsi tranquillamente di quel nome e che però attualmente sono single e sento una paura strisciante che nasce dal fatto che una relazione potrebbe comportare il mio annullarmi in essa. Io molto spesso tendo a farlo. Prima di proseguire diamo una definizione più precisa del concetto annullarsi in una relazione.
All’interno di una coppia il sacrificarsi per l’altro dovrebbe essere quasi scontato; “ le coppie più felici e quelle che durano più a lungo sono quelle che si basano nel sacrificio reciproco” quindi per quanto mi riguarda, nonostante il mio solito egocentrismo, all’interno di una relazione occupo sempre il secondo gradino rispetto all’altro. Da questo articolo ho però tratto anche un’altra considerazione importante: “Se una persona ama in modo sano l’altra non le chiede di rinunciare a se stessa. Ricordiamoci sempre che non riusciamo ad amare nessun’altro se prima non sappiamo amare noi stessi”.
La questione che mi sono trovato spesso ad affrontare dentro la mia testa: “i sacrifici possono essere utili e permettono il consolidamento del rapporto di coppia” però perché sono così fortemente indirizzato verso il sacrificio personale per mantenere la relazione? “l’idea di sacrificarsi in nome dell’amore ha spesso un legame fortissimo con una idea svalutante di se stessi, e di conseguenza segnala una problematica nell’area della propria autostima”. Personalmente in queste parole mi rivedo molto. Sono una persona che non è capace di auto-analizzarsi. Mi spiego, solitamente sono frizzante, spumeggiante e sicuro di me nei comportamenti. Quando però noto una totale mancanza di feedback al riguardo, la mia maschera da persona sicura crolla dentro me mentre all’esterno provo a non far vedere l’accaduto. Questa mia modalità di interazione credo mi faccia tranquillamente rientrare tra le persone insicure. La cosa strana è che io mi faccio forza della mia insicurezza, non la nascondo. Credo sia questo il mio trucchetto. Probabilmente questo mio modo di approcciare la mia insicurezza la trasforma da un mio punto di debolezza ad un mio punto di forza.
Strenua ricerca di una relazione stabile e degna di questo nome. Se questo comportasse la privazione dei miei spazi che ho costruito nella mia vita da single?
Io sto vivendo una situazione decisamente particolare. Vivo nella strenua ricerca di una relazione vera, che abbia tutto per essere quella definitiva, il mio problema è però che sono pretenzioso, non mi accontento quindi la ricerca è estremamente difficoltosa.
Non utilizzerò oltre questo spazio riflessivo con questioni personali. Parlerò della centralità che ha la relazione nella vita dell’uomo in questo spazio.
Annullarsi in una relazione. Rischi e benefici del non farlo e la dipendenza affettiva
Dicevo che sono alla strenua ricerca di una persona vera e a me affine, di una relazione che possa fregiarsi tranquillamente di quel nome e che però attualmente sono single e sento una paura strisciante che nasce dal fatto che una relazione potrebbe comportare il mio annullarmi in essa. Io molto spesso tendo a farlo. Prima di proseguire diamo una definizione più precisa del concetto annullarsi in una relazione.
All’interno di una coppia il sacrificarsi per l’altro dovrebbe essere quasi scontato; “ le coppie più felici e quelle che durano più a lungo sono quelle che si basano nel sacrificio reciproco” quindi per quanto mi riguarda, nonostante il mio solito egocentrismo, all’interno di una relazione occupo sempre il secondo gradino rispetto all’altro. Da questo articolo ho però tratto anche un’altra considerazione importante: “Se una persona ama in modo sano l’altra non le chiede di rinunciare a se stessa. Ricordiamoci sempre che non riusciamo ad amare nessun’altro se prima non sappiamo amare noi stessi”.
La questione che mi sono trovato spesso ad affrontare dentro la mia testa: “i sacrifici possono essere utili e permettono il consolidamento del rapporto di coppia” però perché sono così fortemente indirizzato verso il sacrificio personale per mantenere la relazione? “l’idea di sacrificarsi in nome dell’amore ha spesso un legame fortissimo con una idea svalutante di se stessi, e di conseguenza segnala una problematica nell’area della propria autostima”. Personalmente in queste parole mi rivedo molto. Sono una persona che non è capace di auto-analizzarsi. Mi spiego, solitamente sono frizzante, spumeggiante e sicuro di me nei comportamenti. Quando però noto una totale mancanza di feedback al riguardo, la mia maschera da persona sicura crolla dentro me mentre all’esterno provo a non far vedere l’accaduto. Questa mia modalità di interazione credo mi faccia tranquillamente rientrare tra le persone insicure. La cosa strana è che io mi faccio forza della mia insicurezza, non la nascondo. Credo sia questo il mio trucchetto. Probabilmente questo mio modo di approcciare la mia insicurezza la trasforma da un mio punto di debolezza ad un mio punto di forza.

Cosa significa una relazione sana?
“La relazione di coppia è invece, o avrebbe da essere, quel luogo in cui i partner scelgono reciprocamente di impegnarsi ad esserci l’uno per l’altro, in cui reciprocamente scelgono di condividere in modo speciale la vita insieme”
Questa sarebbe la versione ideale di una relazione amorosa, la scelta vicendevole e continua. A mettere a rischio il verificarsi di questa situazione però degli ostacoli da superare. Oltre a questi, che sono primariamente due, terminerò la trattazione indicando anche più punti da cercare di rispettare qualora si voglia mantenere la relazione come funzionale.
Ho parlato di ostacoli, il primo riguarda le tendenza, che ognuno ha, di “voler essere amati”, spesso in una relazione cerchiamo una situazione per cui sia l’altro a renderci felici, a darci quel senso di sicurezza che non ci appartiene. Questo bisogno ci guiderà inesorabilmente verso un mio spauracchio personale, verso le aspettative, “vogliamo a tutti i costi che la persona che ci è accanto, e che dice di amarci, ce lo dimostri tenendo i comportamenti che desideriamo noi, dicendo le parole che vogliamo sentire, facendo le cose che fanno stare bene noi…”
L’articolo poi si conclude con questa frase che ho trovato molto illuminante perché per me assolutamente non vere: “Difficilmente riusciamo ad amare chi per noi diventa la causa della nostra sofferenza”. Credo per me possa essere vero il contrario. Chissà se sono io la persona strana.
L’altro ostacolo riguarda anche: “pensare che la felicità dipenda dall’altro”. Questo rischia di essere l’errore fondamentale che commettiamo. La felicità è un’emozione, non dipende da ciò che accade “fuori” da noi, dipende sempre ed unicamente da come e cosa noi pensiamo e valutiamo la situazione che stiamo vivendo.
“Di fatto noi siamo l’unica persona che può rendersi felice”, la nostra felicità è sempre una conseguenza del nostro pensiero quindi, pensare che altri possano averci voce in capitolo è decisamente illusorio e può essere una notevole fonte di sofferenza.
“All’inizio siamo proattivi all’amare e all’amore, ecco perché viviamo tutte quelle sensazioni piacevoli che sperimentiamo, poi, nel tempo, deleghiamo l’amare all’altro ed è qui che iniziano i problemi in quanto passiamo dall’amare, che è l’unica cosa saggia da fare, al voler ottenere qualcosa a tutti costi. … L’amore non è un obbligo ma una libertà che rinnoviamo giorno dopo giorno. Nessuno ci costringe ad amare e nessuno può impedirci di farlo.”
Questi sono i due ostacoli da superare per avere una relazione funzionale. Osserviamo ora alcuni altri aspetti da mettere sotto attenzione per mantenerla tale:
Il desiderio di amare è giustamente una conditio sine qua non però ci sono anche altri aspetti che vanno sottolineati. Si può far riferimento alla voglia di portare la propria felicità all’interno del rapporto, al desiderio di condividerla, alla voglia e capacità di crescere insieme, alla possibilità di essere sé stessi, autentici con l’altro (credo che questa sia per me la tematica più sensibile in assoluto) ma anche, un’altra tematica la cui presenza è fondamentale è “Il voler comprendere l’altra persona”, il mettere da parte il giudizio e muoversi alla ricerca dei perché che spingono l’altro, ai perché che determinano il suo agire.

Vivere il vero amore si può
Vivere l’amore vero, vivere in pace con l’altro è possibile. Per farlo è purtroppo una conditio sine qua non l’essere perfettamente felici da soli. Sembra una favoletta però è la verità.
Quando si è felici da soli sorge spontanea questa domanda: “Se sto così bene da solo, come posso essere spinto a cercare una relazione? perché dovrei cercare altro?” La risposta è quella che veramente cambierà il tutto e che, personalmente parlando, mi vede ancora alla ricerca.
Quando viviamo in una situazione di equilibrio interno, sappiamo cioè vivere da soli, saremo ancora più eccitati e pervasi da un’ energia vivificatrice e in questo stato di pace sarà naturale cercare un legame con un altro partner simile così da poter condividere questa eccitazione!
In quel caso potremo essere più fortunati nella ricerca e nel ritrovamento della chimica interpersonale e nella creazione di un equilibrio nella coppia. Questo articolo recita, “Il bisogno di equilibrio è il meccanismo che spiega il motivo per cui, sebbene razionalmente diciamo di essere alla ricerca del partner che soddisfi i nostri desideri e le nostre aspirazioni, in realtà inconsciamente cerchiamo individui che possiedano tutte quelle caratteristiche che razionalmente respingiamo in quanto integrano i nostri personali ma inavvertiti squilibri con l’unico risultato di ritrovarci a vivere le stesse situazioni che ci eravamo ripromessi di evitare”.
Partendo da questa considerazione possiamo osservare come l’essere in equilibrio con sé stessi, prima di cercare una qualsivoglia relazione diventa fondamentale! Essere in perfetto equilibrio significa eliminare dalla nostra vita la dimensione della mancanza e del bisogno, aver risolto i propri conflitti interiori, sentirsi degno di essere amato e smettere di cercare qualcuno che mi faccia sentire completo.
“Finché non siete in grado di organizzare la vostra vita non siete pronti neanche per il grande amore, ma si è pronti per una di quelle relazioni in cui si ha disperatamente bisogno del partner.”
La conclusione perfetta a questo articolo è la mia ultima epifania: io, nella vita e per la vita, non cerco solo una compagna o una persona che possa sostenermi. Io ambisco a trovare un’alleata. All’interno di questa figura spero di trovare la condivisione perfetta, la comunanza di intenti, una comunanza fisica, una comunanza mentale.
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