La lettura dei tarocchi; non confondiamola con la superstizione. NON è cartomanzia

I tarocchi non svelano il futuro. Servono per porre le giuste domande.

Leggere i tarocchi non fornisce una risposta al problema, aiuta solo a formulare, in merito, nuove o migliori domande

I tarocchi hanno un’aura particolare. Prima che mi appassionassi al tema ed iniziassi un po’ ad andare a fondo nella loro storia li ho creduti anche io un perdita di tempo. Li collegavo unicamente alle streghe, alle indovine e alla magia. Non credendo in queste cose, non credevo nemmeno per sbaglio in ciò che sarebbe diventata una mia passione.
Ero a casa di un’amica vera perché sentivo il bisogno di distrarmi. Da qualche tempo mi sentivo fermo, bloccato. La vita mi andava male, non ero capace di fare ciò che essa mi ha forzato ad imparare. Non riuscivo a cambiare punto di vista rispetto le mie questioni. Non riuscivo a relativizzare il dolore, stavo soccombendo. 

Sua figlia, che già una volta si era proposta di leggermi i tarocchi, me li stava nuovamente leggendo. In quel momento, è successo; come sempre si dice però mai si crede, è successo all’improvviso.  

Dopo che li ha letti a me ecco la svolta: le ho chiesto “Scusa Antinea, posso provare a leggerli io a te?”

L’ho fatto, li ho letti ed è stata un’esperienza fantastica

Quando ho utilizzato i tarocchi ho sentito forte il campo tra le persone coinvolte. Sto studiando in una scuola di counseling ad indirizzo sistemico-transpersonale pertanto l’idea del campo mi era già nota e certa però mai l’avevo sentito con tanta forza e tanta chiarezza

Inoltre vedo in questa conoscenza una consapevolezza che può anche tornarmi utile lavorativamente parlando; la lettura dei tarocchi permette di fare una riflessione su di sé molto approfondita. Ti permette di bypassare le normali trappole del conscio, ti mette subito di fronte alla tua parte inconscia.

Non vedo nei tarocchi un modo per entrare in contatto col soprannaturale, nel loro utilizzo vedo solo l’aiuto che possono fornire nella formulazione delle domande cui ognuno si sottopone sempre, nella vita.

Io, nella misura in cui vado a conoscere me stesso, ti aiuto a conoscere te stesso”, la lettura dei tarocchi secondo me può essere riassunta da questa frase; da essa si vede limpido il mio ideale: credo decisamente nel predominio delle domande sulle risposte

Queste ultime sono accomunabili a dei punti, a degli stop, al termine del nostro viaggio; nelle domande vedo invece una continua spinta propulsiva verso la vita.

Ora che ho iniziato un po’ a scalfire la superficie di questo nuovo, poliedrico mondo, capisco che un metodo più sicuro, più comunemente utilizzato possa essere quello di far leggere direttamente la carta a chi richiede la lettura. A questo punto, utilizzando la conoscenza delle carte, si può guidare più in profondità la visione del richiedente.

Quando i tarocchi sono stati letti a me ho infatti contribuito attivamente alla loro lettura ed io, nonostante la mia totale inconsapevolezza, ho scelto di provare un metodo simile ma che preveda maggiormente il mio apporto.

Una passione, la paura

Partiamo dall’assunto che io non ti conosco nell’intimità, ascolto ciò che ti fa risuonare dentro la carta che vedi però, al contempo, mi metto in ascolto io stesso del campo che ci unisce e mi sento libero di esporre cosa dice a me la carta in riferimento a te.

A questo punto arriva il nostro momento, la sintesi

Dovrai dirmi se ciò che ho detto ti risuona oppure no poi potremo collaborare per unificare le due visioni che abbiamo visto. Può capitare che io, non conoscendoti assolutamente, riesca comunque a proporti un punto di vista che tu non avevi ancora considerato ma che risulterà per te importante.

Quando ho vissuto questo incontro ho sentito distintamente il cuore che riprendeva a battere, avevo trovato ciò che non stavo cercando ma che desideravo nell’intimo: una passione.

Troppo spesso ho impiegato questa inesauribile spinta in qualcosa che forse nemmeno la merita appieno, le relazioni sentimentali. Al momento attuale ho individuato un dove utilizzarla decisamente diverso e, spero, anche più profittevole per me nel futuro.

I tarocchi poi si sposano alla perfezione con la mia idea della superiorità delle domande, rispetto alle risposte. Io li vedo come uno strumento fantastico per aiutarti nella loro formulazione piuttosto che nella loro risoluzione.
Noi, dentro, già possediamo le risposte, spesso fatichiamo nel formulare le domande corrette; vedo nei tarocchi una perfetta risposta a questa necessità.

 

In questo momento vengo però colto dal panico. Solo adesso riesco ad intravedere il grande passo che vorrei compiere. Prima di leggere i tarocchi agli altri si dovrebbe infatti iniziare leggendoli a sé stessi. Questo è un compito che sinceramente un po’ mi spaventa. Sono consapevole di essere una persona, ricca ma complicata. Temo l’eventualità di restare da solo in mia unica compagnia. Spero di riuscire a sconfiggere questo timore.

Concludo con un bellissima citazione di Jodorowsky:
Non aver paura della tua interpretazione. Tutto quello che tu interpreti, nel momento in cui lo interpreti, questo è. Se tu cambi, questo cambierà. Così si lavora con i tarocchi. È un lavoro evolutivo”.

Questo è lo spirito col quale mi avvicino a questa tecnica. Esatto, è una TECNICA, non contiene alcuna risposta; aiuta solamente a farne migliori.

2 Commenti

  1. Antonietta

    Ciao Luca, vorrei capire meglio come una carta può darmi una risposta alla domanda, oppure essa è un mezzo per trovarla? E chi ha il potere di far uscire determinate carte? Noi stessi o credi ci sia qualcun’altro a farlo?

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    • LucaStel

      Ciao Antonietta!! Mi piace se ci sono molte domande risponderò schematicamente:
      – Credo che i tarocchi siano un mezzo, una tecnica volta alla formulazione conscia di una domanda inconscia. La risposta è sempre già presente in te. La carta può sicuramente indirizzarti dove cercarla… Tu sei VASTA.
      – Tu hai il potere di far uscire esattamente le carte che ti servono. Alla base, devi credere in te!
      – Non so se oltre a noi possiamo considerare anche l’energia divina come ente che interviene. Tra l’altro, credo questa possa essere anche una risposta inutile in fin dei conti, una volta chiarito il fatto che fondamentalmente sei tu che operi

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