L’uomo è un’animale sociale, la relazione è centrale
L’uomo è un’animale sociale, la centralità della relazione nel suo essere
La relazione per l’uomo è un qualcosa di imprescindibile. Noi siamo degli animali sociali e sentiamo forte la necessità di una relazione con l’altro. La relazione può però avere molteplici aspetti, può essere una relazione amicale, fraterna o anche una relazione sentimentale o puramente fisica.

La relazione amicale
Questa è un tipo di relazione che riguarda la maggioranza delle persone, per me nel particolare ha rivestito una grande importanza. Spiego un attimo la situazione.
Come ben saprete ormai mi sono ritrovato rinato a 26 anni, dopo un incidente e 3 mesi di coma. A quell’epoca ricordo di esser stato come un bambino appena nato, non ero in grado di operare la corretta distinzione tra le diverse relazioni. Ricordo di aver sofferto molto per questa cosa, io cercavo un rapporto del tipo che creano i bambini quando stringono amicizia ma quella prospettiva, visti i miei incipienti 30 anni mi era praticamente chiusa.
Davanti a me avevo una tabula rasa, tante delle precedenti relazioni amicali avevano notevolmente subito il colpo che aveva modificato il mio vivere. Ricordo che mi sono sentito solo in quel periodo mentre ora ho imparato a gestire la tipologia dei rapporti che mi si proponevano. Quelli che avevo erano sì rapporti di amicizia molto profondi ma non potevano rispondere ai miei bisogni dell’epoca. A quel tempo sentivo la necessità di una condivisione completa e continua che però era impedita dai numerosi impegni di ognuno e dalla relativa freschezza delle relazioni che stavo costruendo.
Ad oggi non sento più quella necessità, ho imparato a vivere i rapporti in maniera leggermente diversa. Non sento più la necessità della continuità, ho imparato a godere dei momenti belli senza lasciarmi consumare dalla personale richiesta di un’assiduità maggiore.
Posso vantare numerosi amici o fratelli (non di sangue) ma quasi nessun migliore amico e riesco a far fronte a questa mancanza. Questo mi regala una libertà che altrimenti faticherei ad avere. La libertà di spaziare tra diverse compagnie, la possibilità della poliedricità delle personalità con cui mi relaziono.

La relazione solo sessuale
Questo è un tipo di relazione che ho scoperto da poco. Nella mia vita di prima non esisteva il sesso fine a sé stesso. Ora invece posso dire che la crescita dovuta all’incidente ha compreso anche una rivoluzione sessuale dentro me. Ho scoperto che il sesso può anche essere ciò che è per la maggior parte delle persone: solo mero sesso, senza alcuna implicazione.
In precedenza ricordo di aver molte volte associato il sesso all’amore. Ho deciso di sperimentare in questa nuova vita anche il sesso fine a se stesso e mi è piaciuta l’esperienza. Con questo non intendo dire che sia cambiata la mia idea sulla fedeltà. Ancora adesso, quando sono impegnato in una relazione sono tutto concentrato, corpo mente e sentimenti, solo su essa. Finché non c’è ho però capito che ci si può godere la vita, ed è bellissimo.

La relazione sentimentale
Questo è un punto decisamente importante e doloroso per me. La relazione sentimentale, quanto la desidero e quanto la temo. Mi chiedo spesso, “E se questo comportasse la privazione dei miei spazi che mi sono costruito nella mia vita da single?“.
Da quando mi sono svegliato dal coma ho dovuto affrontare la fine della storia della mia vita, mi illudevo al riguardo (lo so) però la vedevo così, e ho dovuto assistere all’aborto di qualche relazione che poteva vantare degli ottimi presupposti. In quei casi ho sofferto veramente le pene dell’inferno perché io sono solito donarmi subito nella mia interezza, senza sicurezze alcune per la mia incolumità sentimentale.
Ho detto che a me piace darmi al mio massimo in una relazione, non mi dispiace la sofferenza che mi si prospetta nel caso qualcosa andasse storto. Spero col tempo, e ci credo, di non perdere questa spinta volitiva che mi contraddistingue. Resterò propositivo finché non riuscirò a trovare la mia dimensione. Non ho paura nei confronti della lunga attesa che mi si prospetta e neanche della sofferenza che dovrò fronteggiare.
Fronteggiare la sofferenza. Anche questo potrebbe essere un bell’argomento. Ricordo che io vivevo solo nella mia mente, vivevo in un mondo colorato solo con una scala di grigi e potevo scegliere io, consapevolmente, quando soffrire o quando smettere. Ora le cose sono un po’ diverse, sto imparando a sentire anche le emozioni e i sentimenti che regalano colore alla realtà togliendomi però la facoltà di decidere se e per quanto soffrire.
Questo comporta in maggior carico di sofferenza da sopportare ma va bene anche così. Vivere a colori è sicuramente meglio che vivere in un mondo colorato su una scala di sfumature di grigio, ma pur sempre grigio. Questa mia idea probabilmente la riprenderò in futuro. Se siete interessati al riguardo, scrivetemi pure.
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