Mi hanno insegnato: “Prima di parlare, pensa a cosa ti muove al farlo”
Pensare prima di parlare non è mai sbagliato
Hai mai riflettuto sul fatto che spesso, quando si è trattato di parlare, l’hai fatto indipendentemente che il tuo agire potesse modificare lo status quo. Allora, perché l’hai fatto?
Quando scegli di parlare dovresti aver ben chiaro in mente il perché che ti muove.
Spesso ho vissuto io stesso questa situazione, sentivo con forza una cosa uscire da me e, senza interessarmi di sapere se fosse un possibile problema per l’altro, la lasciavo uscire.
La scusa che adducevo era: “Sincerità sempre, non importa se dolorosa. Se pensi qualcosa devi essere in sintonia con ciò che pensi, renderlo palese e dimostrarti consapevole, responsabile del tuo pensiero”.
La questione è: ma è veramente giusto questo approccio?
Non sono sicuro che questa sia una modalità matura del vivere l’amore, le relazioni. Parlo per esperienza diretta.
Ho deciso di fondare una relazione su questi presupposti e, indipendentemente da altri fattori che hanno collaborato pesantemente alla sua fine, io stesso ho fornito candidamente e con sincerità assoluta il motivo scatenante che ha portato alla rottura.
Dico di non essere sicuro che questa sia una modalità matura perché ho il dubbio invece sia la semplice dimostrazione della mia, e sua, gioventù emozionale. Un rapporto basato sull’assoluta verità sempre, comporta la notevole diminuzione dei frangenti dove sei libero di scegliere perché ti ritieni sempre vincolato alla sola e candida verità, anche se questa risulterà essere sconveniente per l’altro, o per te stesso.
Ricordo tranquillamente l’evento e il successivo errore che ho commesso.
Durante una conversazione accesa, forse una discussione, ricordo di aver detto: “Magari non te l’avessi raccontato, mi sarei risparmiato questa serie di dolori ed incomprensioni”.
Non l’avessi mai fatto.
Mi è stato risposto che non si può basare una relazione sulla menzogna, mi è stato detto di vergognarmi per il solo aver pensato ad un’eventualità simile.
Dunque, io sono più che d’accordo su quanto mi è stato detto. Una storia D’AMORE, io ero perdutamente innamorato, non si può assolutamente basare su menzogne e falsità eppure non riesco a togliermi dalla mente quella fosse una bugia bianca, che poteva tranquillamente essere taciuta. Questo è lo spazio, a mio avviso necessario in una relazione, per i non so, per i non detti, quando questi non feriscono in alcun modo l’altro.
In un rapporto maturo deve necessariamente esserci anche spazio per le bugie, quando a fin di bene, non pensate o dette al fine di prevalere sull’altro o nascondergli qualcosa di sicuramente negativo per lui.

Se penso al motivo che mi ha spinto a farlo, che mi ha spinto ad essere sincero, sono contento di me perché non vi trovo motivazioni basse, deprecabili.
Mi rendo conto di aver agito per il meglio, non mi sembrava una cosa grave, e forse nemmeno lo era visto il sentimento con cui l’ho fatto quindi, l’ho candidamente detto, non ritenevo di aver nulla da nascondere.
Il misfatto non aveva alcunché di male, sicuramente poteva essere letto come un tradimento del suo desiderio di creare dell’intimità con me e solo con me ma anche come un gesto (sicuramente sciocco) fanciullesco che non comportava alcuna conseguenza.
Se io l’avessi fatto passare sotto silenzio lei non avrebbe avuto alcun modo per accorgersene quindi il ricordo dell’evento sarebbe morto con me e nemmeno a lei non sarebbe cambiato nulla; invece poi l’evento è stato preso come goccia che fa traboccare il vaso.
La questione che si è alzata a questo punto è legata al fatto che gli altri vedano il mio ricorso ai perché, ai ma, ai però, come un correre alla ricerca di giustificazioni. Il mio problema è che, per me, non è assolutamente così. Servono per dare la spiegazione ai perché mi sono comportato così, per quanto mi riguarda, il riconoscere l’errore è indubitabile e assodato, semplicemente io voglio spiegarti perché abbia agito in quel modo, vorrei spiegarti il mio errore, senza giustificarlo. Evidentemente questa non è una modalità d’azione ritenuta valida dalla società, non mi resta che rinunciare alle spiegazioni, anche se mi sembra riduttivo dire semplicemente ho sbagliato, punto.
Prima di parlare pensa a cosa ti muove a farlo.
Non lo faccio sempre. A volte mi rendo conto che il motivo che mi ha spinto a parlare sia solo il mio ego, non voglio più ricadere in quel loop.
In definitiva, sai una cosa? Quella storia, sono contento sia andata così. Questo articolo non è stato un gesto spinto dal mio desiderio di “liberarmi la coscienza”, è stata una cosa per me naturale, ho voluto estrapolare dalla mia vita una possibile lezione.
Il mio ego è sicuramente rientrato nelle motivazioni che mi hanno spinto a compiere l’atto, non credo però di averlo richiamato quando l’ho raccontato.
L’ho fatto senza alcun secondo fine, l’ho fatto per totale, e forse sciocco, amore per la verità, per tutta la verità.
Io continuo ad interrogarmi e a lavorare su di me, spero che tu possa prendere qualcosa dalle mie riflessioni.
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