Non sentiamoci più
Una relazione finisce. La frase conseguente è: “Non sentiamoci più“. Perché?
Nella vita mi è spesso capitato di dire, o di sentirmi dire: “Non sentiamoci più che è meglio così”. Fermo restando che vedo in questa soluzione un tentativo, mal, travestito di fuggire dalla persona che fino a poco prima sembrava rappresentare il mondo per te, la questione centrale non è qual è il motivo scatenante che ti porta a scegliere queste parole quanto piuttosto il fatto che una persona dica “è meglio così” non dicendo anche PER ME.
La frase, in realtà sarebbe: “Non sentiamoci più che è meglio così, PER ME”.
Già, perché di solito lo dice chi lascia e se non fosse il meglio per lui, senza considerare quanto anche questo possa essere difficile da fare, come potrebbe aver senso per entrambi i partecipanti questa formulazione? Non riesco in nessun modo ad immaginare una situazione ove questa frase possa esser vera sia per chi lascia, sia per chi è lasciato.
Quando ho riflettuto su questa cosa ho capito che nella vita posso aver seminato molto dolore, anche se non amo chiudere i ponti definitivamente, odio perdere l’umanità e chiudere completamente fuori da me le persone. Sentirsi dire una frase del genere può essere comparata alla frase, certamente meno delicata, “Non sento il dolore che senti tu, di quello mi spiace ma devi curarti da solo. Io ho altro da fare”.

Ora che l’ho scritta questa frase mi appare lapalissiano fosse questo il pensiero che sottostava al mio dire o sentirmi dire: “Non sentiamoci più che è meglio così”. Un po’ me ne vergogno, ma non troppo. La vita è una, unica e non posso pensare di sprecarne nemmeno un pezzetto dedicandolo a curarmi di dolori, dei quali posso anche essere la causa, ma che non mi riguardano direttamente.
In virtù del ragionamento che ho appena fatto, non mi sento di colpevolizzare la persone che l’hanno detto a me. Fortunatamente ricordo tra queste solo due persone che però sono le persone più importanti della mia vita, le uniche due persone cui ho detto “ti amo”.
Questo fatto ho portato un’ombra all’interno del mio pensiero. Mi è venuto da pensare che: “Se le uniche due persone al mondo che ti hanno permesso di essere totalmente ed implacabilmente te stesso, ti hanno offerto un Non sentiamoci più che è meglio così, molto probabilmente la parte fallata dell’equazione della vita, è la tua”.
In sostanza, potrei avere l’impressione per cui ogni volta che mi sento in grado di dire ti amo ad una persona questa finisca per tradirmi, togliermi addirittura la cosa che più adoro della mia vita: la parola.
Concludo il pensiero con una considerazione più personale. Non sentiamoci più, questo può verificarsi però, per almeno una delle due parti in gioco, il silenzio sarà accompagnato da un continuo rivangare, ripensare a quanto era meglio prima.
Mi rendo conto di farlo, cerco scioccamente di vivere nel passato perché non sono capace di lasciare andare le cose. Grazie alle esperienze che sto vivendo ora mi rendo conto di quanto questo possa essere deleterio per me. Mi capita di mantenere vivi i ricordi/pensieri anche dopo mesi, se non anni, quando l’altra persona non può ancora essere ferma sui miei temi è andata avanti, non dimenticandomi ma semplicemente vivendo.
In questi momenti però mi rendo conto che il mio non è un mantenermi legato ad una cosa che ho perso, citando gli Articolo 31, è più semplicemente un momento in cui cerco di apprendere tutto ciò che l’esperienza mi ha voluto insegnare.
Quante sono le persone che ti hanno permesso di essere totalmente e implacabilmente te stesso FINO AD OGGI? Due.
Quante sono le persone che ti faranno sentire di essere totalmente e implacabilmente te stesso? Duecentoventi due.
Quindi, perché affrettare i giudizi? Perché trarre conclusioni da un così scarso campione statistico?
Vero. Giustissimo. Sono però naturalmente portato ad estremizzare. Poi, io ho fretta (lo so che è una pessima consigliera) quindi tendo ad affrettare, tutto. I giudizi e altro…