Ode alla pazienza

Mi sto confrontando sempre più con la pazienza. Forse nei miei primi 30 anni non ne ho avuto veramente bisogno e queste competenze richiedono tempi lunghi

Soltanto l’ardente pazienza porterà al
raggiungimento di una splendida felicità.

Martha Medeiros

Sentirsi come un animale in trappola. Essere consci di avere molto di cui gioire però concentrarsi solamente sul negativo. Sapere di vivere una vita idilliaca però, al contempo, non riuscire ad essere felici per questa. Essere consapevoli che noi creiamo la nostra realtà perciò rendersi conto di essere noi, e soltanto noi, a metterci di continuo i bastoni tra le ruote.

Si può vivere un periodo particolare, soffrire. Per fortuna, nonostante la sofferenza di sottofondo, si può rispondere, si può evitare di lasciarsi abbattere. Si può guardare al lato positivo, nonostante il momento buio, molte nuove esperienze, possibilità ci si stanno aprendo davanti agli occhi.

Ma allora, il problema, dov’è? Risponderò a livello personale.

Il problema è che il tempo è relativo e che non dipende sempre solo da me. Anche solo pochi giorni o ore a me possono sembrare mesi o anni e fatico a gestire la mia fretta, mi rendo conto di avere anche poca consapevolezza delle necessità temporali di altri.

Dopo qualche tempo e tentativo di scrittura, ho sviluppato un nuovo approccio al tema fretta e pazienza: basta al mio desiderio di capire, di studiare il problema e tutte le sue implicazioni. Questo approccio, il mio solito, è troppo mentale mentre io voglio fortificare anche il mio lato emotivo e sentimentale, io voglio sentire le cose, prima ancora di capirle

Posso considerare l’inutilità del trovare una risposta in grado di rispondere a tutte le mie necessità. Posso pensare di poter star male ma senza farne, come ora, il mio centro. Posso pensare che, se non do una svolta io stesso alla situazione, mai nulla cambierà quindi, anziché solo pensarlo, darmi da fare e agire.

Il problema si propone a questo punto: senza pazienza non è facile far sì che le cose prendano la loro strada. Vedo qui il punto nevralgico della situazione. Io provo, tento di fare molte cose eppure non ho la pazienza di aspettare si compiano perché in molti casi, i tempi non li posso dettare io. Mi sento un bambino piccolo che pesta i piedi e mi ritrovo nella condizione di iniziare innumerevoli progetti, senza però concluderne alcuno.

La pazienza si definisce come “accettare e sopportare con tranquillità, moderazione, il dolore, il male, i disagi, le molestie altrui …”, io credevo di possederla eppure così non sembra.

Certo, in molti campi e su molti aspetti è così; so essere molto paziente e attendista se necessario ma non per quanto riguarda me, in quei casi finisco per fare le cose velocemente, magari male, pur di farle subito!

Una persona che stimo all’infinito mi ha detto che secondo lei io non mi amo, ne parlo in questo articolo più approfonditamente in questo articolo ma ora vorrei dire che non è vero. Ha visto male.

Io non mi amo nel senso narcisistico del termine, non ho attenzioni e/o cure per me però, il fatto che sia uscito in piedi da tutto ciò che ho dovuto vivere, è secondo me è la dimostrazione massima del mio amore verso me stesso.

La pazienza, la sofferenza

La sofferenza che sento ora è normale, per farla passare è necessaria la pazienza, per farla scemare. Buddha diceva che la vita è sofferenza e io, finora, l’ho sempre sfuggita; ora non voglio più farlo.

Ne ho parecchia da affrontare, anche arretrata però credo questo sia il cammino giusto per me. Spero solo di riuscire a farlo, non mi amerò nel senso narcisistico del termine però sul credere in me non ho assolutamente alcun rivale.

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