La perfezione, obiettivo da
raggiungere o no?
Perfezione, la sua ricerca è una cosa positiva? Le mie mosse iniziali
Voglio parlare di un tendenza che mi riguarda strettamente ma credo possa colpire anche molte altre persone: la ricerca della perfezione. Questa riflessione me l’ha ispirata una citazione che ho ascoltato in un podcast di “Daily cogito“ dove si racconta la filosofia, trasmessi i contenuti da essa espressi e cerca di applicarli nel nostro vivere la nostra realtà, alla nostra società.
Una terapia per la persona umana (l’estratto)

“Il primo effetto della tendenza alla perfezione è quindi la fissazione. La fissazione consiste in un meccanismo di contenimento che si instaura e si sviluppa inconsciamente.
Questo meccanismo mette in marcia, a poco a poco, l’idea-valore di poter arrivare ad esser perfetto. È solo questione di tempo, e di volontà. Un’idea, essenzialmente irreale, allora si stabilisce nella mente. Al principio come una possibilità. Si percepisce che la perfezione sia irraggiungibile di per se stessa ma poi si scivola dolcemente al ‘Costa, ma ne vale la pena‘. E più tardi, di fronte all’incalzare dell’idea si passa al ‘È necessario, devo riuscirci‘ per terminare con l’essere dominati dalla più assurda delle proposizioni ‘Sii perfetto‘ ma a quel punto questa è già diventata un’idea-significato.
Nella misura in cui la difetti si accentua e sorgono una serie di impulsi che si agitano in un contesto nevrotico. Fondamentalmente possiamo classificare questi impulsi come necessità di controllo e di ordine, garanzia che tutto sia effettivamente sotto controllo come atteggiamento difensivo per non perdere il controllo su se stessi e per soffocare sul nascere qualsiasi conflitto interno come esigenza di riconoscimento che è il rovescio di una sensazione di superiorità.
L’idea di essere superiori colma la propria insufficienza. Altri impulsi sono un eccessivo ragionamento come strumento di dominio della realtà, un’eccessiva cura dei dettagli perché la perfezione richiede un lavoro di filigrana, l’intolleranza all’errore, il malessere di fronte alla propria imperfezione e la severità con sé stessi ad ogni caduta di fronte alle mancanze degli altri.”
Una terapia per la persona umana – Ricardo Peter

Perfettibile però consapevole
Questa citazione, che ho trovato su un podcast di Rick DuFer mi ha fatto molto riflettere. Io riconosco di essere un perfezionista nel midollo, ho anche fatto caso che parecchie problematiche descritte da Peter potevo vantarle in passato: la ricerca della superiorità, la smania del controllo, l’intolleranza all’errore.
Poi è capitato ciò che ha interamente riscritto la mia storia; l’incidente. Questo è stato talmente importante che io ho pensato avesse determinato anche la mia rinascita. Ho già abbandonato quell’idea, posso certificare che la personalità, in entrambe le mie vite è rimasta inalterata. Sciocco egocentrico ero prima, egocentrico sono ora anche se credo, tendenzialmente meno sciocco per quanto lo possa non essere una persona in cammino.
Credo che ciò che ho vissuto mi abbia fatto crescere molto introspettivamente, come persona nonostante possa ancora dimostrarmi un bambino di 3 anni quando mi trovo ad affrontare questioni prettamente pragmatiche e legate alla vita comune. Sono consapevole di essere in tutto e per tutto perfettibile però credo che l’esperienza che ho vissuto mi abbia fatto crescere molto.
I miei “difetti”
Molti degli impulsi descritti nel testo, dicevo prima, mi appartenevano mentre ora credo di essermi affrancato rispetto a qualcuno di essi; sento in modo più deciso il mio collegamento al transpersonale però ci sono ancora impulsi in me, ci sono eccome. A questo proposito credo che la vera discriminante venga data dall’intensità con cui li vivo e mi vivono.
Mi riferisco all’eccessiva cura dei dettagli, al malessere di fronte alla mia manifesta imperfezione e soprattutto alla severità con me stesso. Ci tengo a sottolineare che la severità che ho per me stesso riguarda solo me. Sono consapevole che solo io la genero quindi per quanto mi riguarda, delle mancanze degli altri, mi faccio una risata perché non mi riguardano. Ho un confine dell’ego decisamente importante e, mi hanno fatto notare, un io interiore decisamente sadico nei confronti di me stesso.
Nonostante ciò però mi rendo conto di un’altra cosa importante; io so di essere egocentrico ma, al contempo, di non essere per nulla egoista. Nella mia testa io sono sempre il primo nella mia graduatoria personale però sono tranquillamente capace di mettermi al secondo posto, quando il mio intervento può essere d’aiuto per un’altra persona.

Egocentrico, l’egocentrismo
Credo che quella dell’egocentrico possa essere usata da me come una maschera di difesa rivolta all’esterno. Come si può ferire una persona totalmente concentrata su se stessa, che non mostra attaccamento per nulla all’infuori di sé? Questo mio meccanismo di difesa si rivela estremamante funzionale verso l’esterno però altrettanto DISfunzionale per me stesso.
Sono consapevole che forse sono troppo bravo nell’utilizzare questa tecnica. Ogni tanto mi rendo conto di essere come schiavo di me stesso, non riesco nemmeno io ad abbassare le mura che naturalmente sono sempre lì, entrare veramente in rapporto con me può essere difficile come anche è per me arduo il mostrarmi totalmente nudo. Ho troppe sovrastrutture, costruite a difesa, che mi impediscono questa via però, quando ci riesco, l’altro può avere libero accesso a tutto il mio essere e questa si sta rivelando una mia debolezza. Infatti io sono una persona dal cuore molto debole, mi è sufficiente un minimo di chimica per partire verso altri lidi. Il problema però è che di solito, quando io inizio a correre, l’altra persona è ancora alle prese con le mie “difese” che nemmeno io sono capace di abbassare oppure può essere frenata dalle mie “maschere di difesa” che ho eretto a mia salvaguardia.
LA persona
In soldoni io spero, con tutto il cuore, di incontrare una persona con la quale vivere un rapporto genuino solo che, oltre alle naturali difficoltà cui quest’impresa è sottoposta, devo sommare anche tutte le “mura” che ho eretto attorno alla mia vera persona e che mi hanno salvato da quello che ho vissuto.
Sembra io mi stia piangendo addosso però io non sopporto chi si piange addosso perciò ci tengo a sottolineare che, nonostante le difficoltà, resto fermo nel mio credo. Se sono ancora qua, se sono sopravvissuto a quello che è capitato, sicuramente prima o poi troverò anche io una persona capace di dividere la vita con me. Troverò anche io un’alleata, non vedo l’ora.
Sono certo che ci sia della felicità pronta anche per me nonostante, alle volte, inizi ad essere stanco.

La ricerca della superiorità
Un’ulteriore citazione mi ha fatto pensare, e in questo mi sono ricondotto a “eccessivo ragionamento come strumento di dominio della realtà”, questa frase proprio mi descrive in pieno, non pensavo fosse una cosa negativa. Entrambe le frasi che mi hanno colpito risalgono ai primi minuti del podcast, l’altra frase che mi ha colpito, e mi spaventa è: “La perfezione non è soltanto irraggiungibile, nasconde la ricerca della superiorità”.
La domanda che mi ha fatto riflettere è: “Ma allora, dietro alla mia ricerca della perfezione, alla ricerca del ragionamento perfetto, c’è la ricerca della superiorità? Della prevaricazione sull’altro? “
Sinceramente questo non mi torna, mi risulta difficile pensare al mio desiderio di sentirmi superiore all’altro, semplicemente io già naturalmente lo faccio, con molti ma non con tutti. Nel mio totale egocentrismo è una cosa che do per scontata quindi non risulta essere un obiettivo da raggiungere. Sottolineo però due cose importanti:
- Io non mi sento superiore perché sono meglio, sono semplicemente IO e sono diverso, unico rispetto al resto.
- Il fatto io mi senta sempre primo rispetto agli altri è amor proprio ma non significa io non riesca a far posto ad un’altra persona.
La perfezione, ricerca comune e accettabile
Concludo dicendo che credo tutti, in parte almeno, possano ritrovarsi in qualche punto di chi cerca la perfezione perché questa ricerca è sintomo dell’amor proprio che ognuno nutre verso sé.
Questo capita anche nel narcisismo perché credo che sia naturale e giusto vivere queste due istanze finché non diventano vere patologie. La discriminante, al solito, è la misura. I punti descritti sono assimilabili ad una malattia pertanto non mi sono spaventato troppo nel sentirmi partecipe di molti punti senza però sentirmi descritto completamente nell’intimo da nessuno di essi.
A te com’è andata? Te la senti di metterti a nudo e di raccontare cosa e perché? Puoi farlo anche privatamente tramite mail.
Non so se troveremo qualcosa o qualcuno che ci fa sentire noi, ma penso che sicuramente chi più si avvicina a farci sentire i nostri limiti senza giudizio o l’amore che parte in noi e non fuori di noi, sarà affascinante e ipnotico per noi.
In più tendere al desiderio o alla perfezione è solo un modo figo per ammettere che non ci sentiamo abbastanza di valore (rispetto a chi? Cosa?) o non avere abbastanza fiducia in noi… Altrimenti a cosa servirebbe il controllo.
Considerazioni molto valide. In questo senso sono totalmente in accordo con te. Chi fa della perfezione uno status imprescindibile per sé in realtà si sta, consapevolmente, incamminando lungo un percorso infinito di miglioramento perché non sa come essere soddisfatto del suo stato d’essere attuale.
In altri termini, sto iniziando a considerare la “ricerca della perfezione” come un qualcosa dietro cui nascondere la nostra poca sicurezza nei nostri confronti, sto iniziando a pensarla come una “scusa”.