Relativizzare ciò che capita può essere la tua ancora di salvezza
Quello che ho vissuto, ciò che mi è capitato, mi ha insegnato l’importanza di relativizzare gli eventi.
Relativizzare per non soccombere
Ero in un circolo vizioso, continuavo a fustigarmi ed a punirmi, cercando miei possibili errori dove, in fondo, credo neanche ce ne siano; cioè, ce ne sono sicuramente, ma il fatto abbiano portato alla fine di ciò che stava nascendo potrebbe essere una dimostrazione della sua pochezza.
Sto parlando della nascita di una possibile relazione, ci tengo a sottolinearlo. Ciò che scrivo potrà risuonare lamentoso e accusatorio, ma tieni a mente che io non rinnego assolutamente nulla di ciò che è stato.
Il dolore mi stava surclassando, a quel punto ho capito che lo potevo relativizzare per non soccombere.
Credo di essere stato fortunato a vivere, anche se per breve tempo, una persona tanto bella che molto mi ha insegnato. Lei, in particolare, mi ha insegnato la forza che può avere una relazione di counseling, mi ha mostrato quanto importante, al suo interno, sia l’amore puro. Grazie ad esso le ho permesso di entrare in una parte di me dove nessuno era riuscito a farsi strada prima e, grazie a questo, è riuscita a farmi smettere di fumare, non per lei, per me.
Potrà sembrarti una cosa da nulla però non è facile portare qualcuno a smettere, per sé e non come una reazione. Questa è amio avviso la dimostrazione che la condivisione, l’amore, possono avere una forza devastante, un impatto decisivo sul tuo vivere.
Lei, in un vocale mi ha detto: “ …ti sento sereno, questa cosa per me è tanto importante perché volevo che, anche tu come me, raggiungessi questo stato di armonia interiore”.
Beh, così non era. Ho dovuto raschiare il fondo, fare pensieri che mai avrei creduto di poter fare, ho pensato per un attimo al fatto che sono stanco delle sofferenze cui mi sottopone, cui mi ha sottoposto, la vita.
A quel punto, ho fatto ciò che ho imparato nel mio percorso: ho saputo chiedere aiuto.
Una signora che adoro, 92 anni di saggezza, mi ha regalato una frase semplice ma incisiva: “D’amore non si muore”. Amici si sono dimostrati tali, senza darmi non richiesti consigli, solo mostrandomi di esserci; uno in particolare, forse il mio più caro tra tutti, mi ha dato il colpetto decisivo per fare ciò che agognavo: guadagnare un nuovo punto d’osservazione.
Hai presente quando accendi un interruttore e senti il “click”? Beh, l’ho sentito anch’io. Grazie a lui che mi ha permesso di fare una cosa che la mia vita mi ha insegnato a fare, a volte controvoglia: relativizzare il dolore per non soccombere.
Lei mi aveva accennato alla serenità, per raggiungerla io sono dovuto passare dall’inferno prima di poterla avvistare: ora non è ancora stabile e definitiva però, finalmente, la sento. Adesso mi sento autorizzato a smetterla di fustigarmi per aver commesso errori che non ritengo tali.
Ora è arrivato il momento di ricominciare a vivere.
A questo proposito mi giunge forte un’immagine che in me è molto vivida: l’immagine di un’ipotetica crocifissione. Mi viene alla mente perché molte nuove conoscenze mi hanno fatto sentire come se fossi sotto processo. Magari è capitato all’infuori dal loro desiderio eppure così è stato.
Ciò mi fa pensare al come non sia utile, né per te né per nessuno, che sulla croce ci finisca tu per quello che hai fatto. Corretto è il comprendere ciò che hai fatto, perché hai agito in quel modo: sulla croce, però, ci è già finito qualcuno tempo addietro, non serve ci finisca tu a tua volta. C’è un termine ultimo dopo il quale il torturarsi alla ricerca di un perché diventa solo un’inutile punizione nei tuoi confronti.
Quello che dovevi/potevi capire l’hai già capito, la sofferenza ulteriore che ti stai provocando è senza significato, è come utilizzare il cilicio, cioè ad una miseria umana utilizzata solo per zittire le pulsioni.

Tu non sei leggero
Mia mamma mi ha poi offerto uno spunto fantastico, l’ha fatto parlando di un sentire da cui mi sento estremamente attratto: la leggerezza.
Mi ha chiaramente detto: “Tu, NON sei leggero. Passi la tua vita percorrendo e ripercorrendo lo stesso tratto del percorso alla strenua ricerca di nuovi possibili motivi per cui punirti”.
Ha ragione. Io non so quando fermarmi dal farmi soffrire. Fosse per me mi condannerei sempre e solo a una sofferenza eterna però, la lei di inizio articolo, mi ha insegnato una cosa bellissima: io posso volermi bene, da non confondersi col permettermi, giustificarmi ogni cosa.
Io so di non essere così, di non rappresentare una brutta persona, sono sufficientemente maturo da riuscire a sentirmi indipendente dal giudizio esterno. Anche questo me l’ha insegnato lei; io le avrò anche permesso di esperire, nella nostra finitezza umana, la divinità che tutti abbiamo dentro ma anche lei mi ha insegnato molto.
Per questo motivo mi dispiace che il tutto sia naufragato, lei era una persona ricca, e io adoro quel tipo di persone.
Ci sono tante cose che avrei voluto dirle, che vorrei dirle tutt’ora, che non le affiderò a questo scritto. Ho capito che certe cose è meglio muoiano con te. Il campo che ci unisce, lei ha fatto riferimento all’entanglemnt quantistico parlando del nostro incontro, già le sa; questo mi basta.
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